"The impossible exists only until we find a way to make it possible" Mike Horn

lunedì 2 dicembre 2013

L'aria leggera











Il cielo azzurro e le cime innevate.
Un senso di calma infinita.
Lo sguardo vaga tra le montagne e mi viene in mente una bellissima frase di Gervasutti:
"Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l'azzurro, nella dolcezza un po' stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità. E l'ebbrezza di quell'ora passata lassù isolato dal mondo, nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia."
Arrivare in cima. Fermarsi. E soffermarsi su ciò che ti circonda: le creste bianche, i costoni rocciosi che degradano verso valle, i radi alberi, i tronchi nudi avvolti dalla neve.
L'aria è leggera, respiri a fondo, e un senso di benessere ti pervade.
Non c'è nessun luogo e nessun momento al mondo in cui mi senta libera come nelle ore trascorse nella quiete della montagna.

lunedì 18 novembre 2013

Decollando

L'aereo sta decollando e, ancora una volta, mi ritrovo con la fronte incollata al finestrino.
Anche di notte Napoli è uno scintillare di luci e di vita.
Questa sera c'è la luna piena e i suoi raggi, che si riflettono nel cielo e nel mare, creano un effetto quasi irreale.
Ogni volta che l'aereo decolla provo la stessa sensazione.
Il cuore accelera i suoi battiti e sul viso si imprime un'espressione che racchiude un misto di meraviglia e malinconia.
Meraviglia, perché pur conoscendo ogni angolo di quella città, ti stupisci ogni volta di quanto possa essere incredibilmente bella.  Malinconia, perché ancora una volta la stai lasciando.
Un'altra città ti aspetta, con la tua casa, i tuoi amici - alcuni che sono con te da sempre - il tuo compagno, il tuo lavoro, i tuoi interessi ed i tuoi obiettivi...insomma la tua vita, quella che ti sei scelto tu.
All'improvviso scopri di non provare più quel senso di dolore,  di vuoto, la sensazione di essere strappato da ciò che ti appartiene.
Adesso hai la percezione di tornare a casa e provi un senso di calore, di pienezza.
Eppure ciò non basta ad impedire quel sottofondo di nostalgia che ti accompagna ogni volta che arrivi in aeroporto, ogni volta che l'aereo si stacca da terra.
Poi pensi che tutto ciò che sei lo devi proprio a quella città e alle persone che ti hanno accompagnato nel tuo percorso, i tuoi genitori, i tuoi professori, gli amici.
E così la malinconia cede in parte il posto ad un profondo senso di gratitudine, che ti spinge ad andare avanti, a realizzare tutti i tuoi sogni, per te e per chi ha creduto in te, sempre.


martedì 12 novembre 2013

Impressioni di novembre

Amo scrivere.
Mi piace lasciare che i pensieri fluiscano da soli senza sovrastrutture, artefazioni, intermediazioni.
Mi piace sentire dentro di me nascere una storia, un personaggio, sentirne i pensieri e le emozioni.
A volte basta davvero poco per lasciare che la realtà lasci il posto alla fantasia.
Proprio come questa mattina di metà novembre!
Guardo le nuvole scorrere nel cielo e mi rendo conto che nonostante tutto la giornata è luminosa.
Un'ondata di luce invernale entra dalle grandi vetrate di casa.
L'erica da poco piantata sul balcone cresce rigogliosa incurante dello smog e dell'inquinamento, quasi fosse nel suo territorio naturale.
Mi viene in mente la brughiera.
Basta chiudere gli occhi e all'improvviso scompaiono i palazzi, scompare la ringhiera del balcone, le vetrate, le pareti di casa, il divano su cui sei seduto e ti ritrovi lì, immerso nella calma, nel silenzio, nei colori di quei campi infiniti.
Solo il rumore del vento e delle onde del mare che si infrangono sulle ripide scogliere.
Ti sembra quasi di poter sentire l'odore pungente della salsedine che si mescola al profumo selvatico dei campi.
Basta poco per viaggiare, per scoprire o ritrovare sensazioni lontane, apparentemente perdute o mai vissute.
Basta poco perché da quell'impulso nasca qualcosa.
Ed ecco che ritrovi il tuo personaggio, quello dei tuoi racconti, pronto a vivere un nuovo episodio della sua storia...

lunedì 21 ottobre 2013

Domenica mattina.

E' domenica mattina e siamo in giro a far foto.
Siamo appena fuori Milano, eppure la calma di questa domenica, l'aria fumosa della campagna circostante, gli stormi di uccelli che volano sopra di noi disegnando curiose geometrie, ci proiettano in una dimensione ben lontana dal frastuono della città.
I contorni del paesaggio che lentamente sfumano nella nebbia leggera, la nuvola di foglie gialle che incornicia la strada, il naviglio pavese che scorre lento, l'acqua incanalata in una piccola diga artificiale dagli ingranaggi ormai arrugginiti, contribuiscono a creare un'atmosfera surreale, quasi il tempo si fosse fermato.
Solo il sommesso rombare delle auto, in lontananza, sembra voglia riportarci alla realtà.
Di fronte a noi sorge una vecchia fabbrica dismessa.
L'edificio in mattoncini rossi sbiaditi dal sole e l'intonaco eroso dalle intemperie, le finestre chiuse, oscurate in alcuni punti, e la piccola ciminiera che svetta scura e solitaria nel cielo grigio raccontano la storia di un tempo passato.
E ti fermi a pensare a quante storie sono racchiuse in quelle mura, a quanti sogni e a quante vite sono passate di qui.
Un piccolo edificio di mattoncini rossi che racconta la storia di uomini e donne che hanno lavorato in questo paese e per questo paese; la storia di una generazione che, spesso, ha dovuto lasciare la propria terra, di una generazione che ha sofferto e ha combattuto per i propri diritti.
Se chiudi gli occhi ti sembra quasi di poterle sentire quelle storie, di poter percepire i pensieri e le sensazioni di chi, ogni mattina, scrutava malinconico il paesaggio da quelle piccole finestre quadrettate.
Gli stessi alberi ammantati di giallo, lo stesso fiume lento, lo stesso cielo fumoso di questa domenica di fine ottobre.

Foto di Andrea Sanfilippo 
www.agsanfilippo.eu